audio e descrizione in italiano
Questo ampio ambiente del Complesso Rupestre, del tutto scavato, è stato utilizzato fino agli anni ’70 come abitazione. Volgendosi verso la parete di fondo si nota un leggero rialzo rispetto al piano di calpestio: era la stalla destinata agli animali, idealmente separata dal resto dell’abitazione proprio mediante un dislivello, anche solo accennato; sulla parete destra della nicchia di fondo si nota la mangiatoia destinata agli animali.
Sulla parete sinistra, sempre volgendo le spalle all’ingresso, si nota una rientranza appena accennata dove si trovava il letto con lo spesso materasso ripieno di foglie di granturco, sistemato su due alti piedi per distanziarlo di molto dal pavimento, sia per sfruttare lo spazio sottostante sia per isolare il giaciglio dall’umidità del sottosuolo.
Tali abitazioni, spesso destinate ad ospitare nuclei familiari molto numerosi, erano prive di arredi veri e propri, ogni suppellettile presente aveva un funzione precisa: l’unico letto di casa, il cassone del grano, un comò a cassetti di solito posto accanto al letto ed utilizzato per riporre oggetti ed utensili vari, il cui ultimo cassetto, quando necessario, diveniva una culla per i neonati, la cassapanca per la biancheria che, a sera, ricoperta di foglie di granturco e di un lenzuolo, diveniva il giaciglio di uno dei membri della famiglia. L’unico piccolo tavolo presente in casa era utilizzato da tutti i componenti della famiglia per attingere la propria porzione di cibo da una coppa posta su di esso in occasione dei modesti pasti quotidiani.
Tali abitazioni non presentavano collegamenti con la rete idrica e fognaria. In mancanza di servizi igienici, tutti usavano per i bisogni una vaso di terracotta, detto “cantaro”. Per scaldare l’ambiente si utilizzava un piccolo braciere posto al centro della casa, mentre la cucina era normalmente realizzata in prossimità dell’ingresso, come testimonia, anche nel nostro caso, la canna fumaria presente sul lato sinistro accanto alla porta volgendosi verso l’ingresso. L’acqua utilizzata in casa veniva attinta da una cisterna di raccolta dell’acqua piovana, interna o esterna all’abitazione. Carlo Levi, nel suo romanzo Cristo si è fermato ad Eboli, descriveva così queste abitazioni: “Dentro quei buchi neri dalle pareti di terra vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento erano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha in genere una sola di quelle grotte per abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini, bestie.”
Con le parole di chi, nel 1945, richiamò sui Sassi e sulle condizioni di vita dei loro abitanti l’attenzione dei politici di allora, vi salutiamo e vi ringraziamo per aver visitato il nostro Complesso Rupestre che, con i suoi circa 400 mq di estensione, consente di ripercorrere la storia millenaria dei Sassi di Matera, una storia piena di contraddizioni, ma sempre affascinante.